Una sensazione tipica di chi arriva in analisi o comunque risente di una condizione psicologica di malessere, è quella di sentirsi bloccati, non riuscire più a procedere lungo la strada della vita.
Se prima tutto pareva scorrere naturalmente, adesso anche le cose più semplici sembrano richiedere un’immensa fatica.
Talvolta, a questa percezione può aggiungersi anche quella di un tornare indietro, una sorta di involuzione.
Queste sensazioni non sono casuali, ma rispecchiano una precisa dinamica psichica. Ciò che sperimentiamo è infatti dovuto ad un vero e proprio ingorgo dell’energia psichica.
Il sintomo come esito di un ingorgo energetico
Secondo Jung infatti, normalmente questa tende a progredire, ovvero a fluire verso l’esterno per adattarsi (e farci adattare) progressivamente alle richieste dell’ambiente.
Ad un certo punto però può intervenire un ostacolo, interiore o esterno, che impedisce a questo processo di svolgersi regolarmente e questo porta l’energia a stagnare: il nostro atteggiamento abituale non è più in grado di farci rispondere efficacemente alle richieste.
Se questa stagnazione perdura a lungo può nascere un vero e proprio conflitto interiore: è da questo momento che può originare il sintomo, che non è altro che l’esito della rimozione di uno dei due termini del conflitto, per poter andare avanti.
Il cambiamento infatti, divenuto necessario, è respinto con tutte le forze dalla coscienza, incapace di concepire che le cose possano essere diverse da come se le rappresenta o vuole che siano.
Da questo momento in poi tutte le nostre azioni, di cui normalmente ci sentiamo padroni, saranno probabilmente invece azioni sintomatiche, reazioni automatiche generate dalla parte rimossa che, cacciata dalla porta, tenta di rientrare dalla finestra.
Sono questi i momenti in cui la vita ci sembra remare contro, “ce n’ è sempre una!”, sembra che sia impossibile per noi trovare un attimo di pace.
Ma questo avviene proprio perchè siamo noi ad aver imbracciato le armi contro noi stessi!
La funzione della regressione
Ma, per nostra fortuna, la psiche tende per sua natura a ristabilire l’ equilibrio.
E così, se impossibilitata a scorrere all’esterno, ad un certo punto comincerà a invertire la direzione e a scorrere verso l’interno, nell’inconscio, alla ricerca di quei contenuti che, fino a quel momento sempre tenuti esclusi dalla coscienza, potrebbero finalmente aiutarci a tirarci fuori dall’impasse in cui siamo finiti.
In questa fase sono soprattutto i sogni quelli che possono aiutarci ad accedere a questi contenuti.
Il problema è che questi ultimi, cacciati dapprima in profondità, riemergono ora in modo distorto e sfigurato: è come se fossimo degli archeologi che scoprono un tesoro nascosto nelle profondità della terra.
Quel tesoro, prima di rivelare il suo valore, andrà ripulito di tutti i detriti, le incrostazioni e l’erosione dei secoli e, in seconda battuta, andrà compreso nel suo significato.
Ecco perché per la coscienza inizialmente è molto difficile permettersi di accedere a quel tesoro. Non lo riconosce, non lo capisce e, soprattutto, lo teme. E’solo quando questo atteggiamento unilaterale permane che la regressione può essere considerata negativa, perché se ne rimane invischiati.
Impossibilitati a tornare indietro, perchè ormai quei contenuti sono emersi, e ad andare avanti, perchè ci ostiniamo a rifiutare che possa esserci una prospettiva diversa.
Progressione e regressione: una danza della psiche
Il processo di progressione e regressione dell’energia psichica qui descritto non è un processo patologico ma fisiologico della psiche: il primo permette all’uomo di adattarsi alle esigenze dell’ambiente; il secondo, gli consente di riconnettersi alle esigenze del mondo interiore e a stabilire un equilibrio tra i due.
“L’uomo non è una macchina nel senso che possa compiere costantemente lo stesso lavoro: egli può rispondere all’esigenza della necessità esterna in modo ideale solo quando è adottato anche al proprio mondo interiore, cioè quando è in sintonia con sé stesso.”
Carl Gustav Jung
Progressione e regressione si possono verificare ripetutamente anche nel corso della stessa terapia, momenti che il paziente potrà identificare come delle ricadute.
Ma anche in questo caso, nostra è sempre la scelta di cosa fare di queste ricadute.
Possiamo vederle come un circolo vizioso che si ripete sempre uguale a sé stesso, impedendoci di andare avanti, o come una spirale ascendente: ogni volta torniamo indietro ma ad un livello superiore di consapevolezza e, nel farlo, possiamo trovare la spinta per progredire.